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Photogallery del restauro
Dichiarato dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Liguria ‘sito d’interesse storico e architettonico’, il Forte Macè che oggi si può ammirare e visitare è frutto di un lungo e minuzioso restauro.
Com'era il cortile prima del recupero La bonifica del Forte dai rifiuti Le mura distrutte dall'esplosione Le mura distrutte dall'esplosione Rampa e muro di cinta distrutti dall'esplosione
La ricostruzione: le fondazioni della rampa La ricostruzione: le mura La ricostruzione: gli archi La ricostruzione: il tetto La ricostruzione: il tetto
Descrizione di Forte Mace'
Tutta la possente muratura del Forte è realizzata in pietra proveniente dalle cave del territorio spezzino. Le mura sono protette da ‘copertine’ in arenaria scalpellate a mano. Gli elementi di finitura - ossia gli stipiti e gli archi delle finestre, le soglie delle porte, le feritoie così come le canale di raccolta delle acque - sono anch’essi realizzati in pietra arenaria lavorata a mano.
Il Forte, visto dall’alto, presenta una pianta pressoché rettangolare. Nei due angoli diagonalmente opposti spiccano le due caponiere: si tratta di ‘corpi avanzati’ che permettevano ai soldati di controllare, tramite le ‘feritoie da fucileria’, i quattro lati del muro di cinta.
Il Forte, all’interno del muro di cinta, si sviluppa su due livelli: il piano terra è costituito da un cortile cui si affacciano tutti i locali funzionali alla vita e agli scopi della struttura. Sempre dal piano terra si accede alla Santa Barbara, locale seminterrato adibito all’epoca a deposito di polvere nera per il confezionamento delle cariche. Le zone seminterrate, Santa Barbara e gallerie di accesso alle caponiere, sono caratterizzate da un soffitto a volta a botte in mattoni faccia a vista. Il piano superiore, cui si accede tramite una rampa, è costituito da un terrapieno su cui poggia un ampio piazzale: la ‘zona pezzi’. Al piano superiore spiccano le due riservette che chiudono la ‘zona pezzi’ ai lati. Nelle riservette venivano stivate le munizioni pronte per essere utilizzate: un’uscita secondaria affacciata sulla ‘zona pezzi’ consentiva l’immediata consegna delle munizioni ai soldati preposti alla condotta dei cannoni. Parte del muro di cinta è circondato da un fossato difensivo che serviva a rendere difficoltoso l'accesso del nemico alla struttura.
La sale interne sono disposte secondo i criteri tipici delle esigenze militari: indipendenti una dall’altra ma in comunicazione tra loro con porte ed aperture in un gioco di prospettiva. Pietre, legno, ferro battuto sono gli elementi, tutti lavorati a mano, che rendono suggestivo e carico di storia l’intreccio delle sale.
La raccolta delle acque era particolarmente curata: le acque meteoriche venivano infatti convogliate in una serie di vasche di decantazione e raccolte dentro una grossa cisterna che serviva per l’autonomia del Forte. Un ‘troppo pieno’ posto alla sommità della cisterna consentiva lo sfioro dell’acqua in eccesso e una saracinesca alla base ne consentiva lo svuotamento completo per la manutenzione periodica.
Restauro
Esaurita la sua funzione, Forte Macè rimase in abbandono. Ad impadronirsi di mura e terreno fu la natura: edera e rovi prima avvolsero e poi scalzarono le pietre, fino a farle cadere. Non solo, tutta l’area venne invasa da rifiuti scaricati abusivamente. Primo passo del recupero è stata quindi l’azione di pulizia. Il terreno è stato riconquistato metro dopo metro sgombrando l’area da vegetazione e rifiuti. Anche la sughereta e i lecci intorno al Forte sono stati liberati dall’incolto: alla loro ombra si può oggi godere d’un magnifico panorama.
Il lavoro di pulizia ha permesso di valutare le effettive condizioni della struttura consentendo di effettuare i rilievi per la futura progettazione. Il danno più consistente risultò essere quello provocato dall’esplosione di uno dei locali situati sotto la rampa di accesso alla ‘zona pezzi’ adibito, nel secondo dopoguerra, a deposito di munizioni. L’esplosione distrusse infatti parte del muro di cinta, provocò il crollo della rampa e di tutti locali adiacenti. Anche parte delle arenarie lavorate a mano – archi, ‘copertine’ e canale di raccolta delle acque - rimasero lesionate.
Terminata la progettazione, ha preso avvio l’opera di recupero per la quale si è riutilizzato tutto ciò che è stato possibile. Gli elementi di finitura in arenaria, ad esempio, sono stati ricostruiti ricomponendo i frammenti ritrovati oppure realizzando ex novo, ed esattamente com’erano, quelli mancanti (perché completamente distrutti o perché nel tempo sottratti). Per completare la muratura, laddove le pietre mancavano, nuovi sassi sono stati ricavati da blocchi di cava: i blocchi sono stati ‘tagliati’ tramite l’impiego dei ‘punciotti’ (piccoli cunei di ferro) e i sassi sono stati rifiniti a colpi di scalpello. Ciò ha permesso di rispettare al meglio la pezzatura, così da non far percepire la differenza con le pietre dell’epoca.